La gioia di un attimo non è la felicità. La felicità è più sfumata, contenuta, consapevole, razionale. La felicità aspira alla gioia. Ma la gioia è un picco: un’emozione impalpabile, delicata e fragilissima. Un’emozione che vive nel presente. E’ l’immagine più luminosa di cui è capace la nostra interiorità, poiché dipende sempre da una condizione dello spirito. Non viene dall’esterno. Nasce e muore dentro di noi, nell’arco della stessa giornata, proprio come una rosa. E, per questo stesso motivo, evanescente. Facilmente, dunque, si arrende sotto i colpi dell’indifferenza e della parola arida, estrema, offensiva. La parola di chi non ha attenzione sufficiente a cogliere e valorizzare un momento di gioia delle persone. Come tutte le emozioni che possiedono una incredibile leggerezza, anche la gioia fa riflettere sul mistero della condizione umana e sull’intrinseca fragilità della stessa. Per questo, la gioia deve essere e restare sfuggente. E non deve essere affatto facile raggiungerla, trattenerla. Non deve essere facile neanche proteggerla dagli attacchi degli altri. Se lo fosse, la ricerca di essa si svuoterebbe di valore ed essa stessa perderebbe la sua preziosità.
Ci vogliono, allora, cura, dedizione, attenzione e amor proprio per coltivare la gioia. Solo così la vedremo nascere anche negli altri. La tristezza è l’esperienza di vita che conosce solo chi tocca gli abissi della propria anima. Gli stessi abissi che rendono fragili e indifesi, che ci fanno soffrire crudelmente. Quando la tristezza vive nella nostra anima, ogni nostra certezza cade. Ogni sicurezza si dissolve.Come altre esperienze di vita incrinate dalla fragilità, anche la tristezza è facilmente ferita dalla solitudine, dall’abbandono, dalla noncuranza, dall’indifferenza. Al pari della gioia, essa è delicata, vulnerabile ed esposta alle ferite che nascono dentro o che, il più delle volte, arrivano dal mondo fuori. Dov’è, allora, la differenza tra le due?
Va combattuta la tristezza per poter amare la gioia? Bisogna ascoltare anche la tristezza, dunque. Ma ascoltare la tristezza vuol dire prendersene cura, fare in modo che chi vive questa condizione non cerchi rifugio nella solitudine; per proteggersi o per non essere più di peso agli altri, perché tutto questo è parte della vita.
In sintesi
Psicologa, Psicoterapeuta e Criminologa
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